Al Ponte della Becca (PV) il livello idrometrico del fiume Po è di -2,6 metri, praticamente lo stesso di agosto 2020, con una situazione di magra che si registra in tutti i principali fiumi del bacino come l’Enza che è vicino al minimo storico o il fiume Savio. È il dato del 22 Marzo 2021, giornata internazionale dell’Acqua. La stato del più grande fiume italiano è rappresentativa di una situazione di carenza idrica che riguarda anche il lago di Como. Nonostante ciò e i cambiamenti climatici, l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%. I Consorzi di bonifica gestiscono 3,3 milioni di ettari irrigabili su una superficie totale di circa 13 milioni di ha, mentre all’irrigazione in autoapprovvigionamento va circa la metà del totale delle acque irrigue utilizzate. Cadono sull’Italia 1000 millimetri di pioggia (quasi mm. 2.000 in alcune zone del Friuli-Venezia Giulia e della Liguria e solo mm. 300 su aree della Puglia), pari ad un volume complessivo, come detto, di circa 300 miliardi di metri cubi, oltre la metà dei quali, però, vengono restituiti in atmosfera attraverso l’evapotraspirazione; si calcola, quindi, che il patrimonio idrico potenzialmente a disposizione sia di circa 110 miliardi di metri cubi, di cui solo 53 miliardi realmente utilizzabili. Come ricordano ANBI e Coldiretti, ad innervare d’acqua il territorio italiano è una rete di circa 200.000 chilometri di corsi d’acqua (circa 5 volte la circonferenza della Terra), bisognosa di manutenzione straordinaria di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici. E’ utile ricordare che, ancora nel 1971, la Conferenza Nazionale delle Acque aveva indicato in almeno 17 miliardi di metri cubi, la necessità di invaso necessaria a soddisfare le esigenze del Paese al 1980; oggi, secondo i dati del Comitato Italiano Grandi Dighe, tale capacità ammonta a 13,7 miliardi di metri cubi, di cui però è autorizzato l’uso di solo 11,9 miliardi, un volume ben lontano da quanto previsto 50 anni fa! In gioco quindi, ricorda Cia, sia la tenuta ecosistemica del pianeta e, in particolare, del territorio italiano che continua a soffrire per erosioni, frane e smottamenti, sotto quei 1000 millimetri di pioggia che ogni anno cadono sullo stivale, procurando miliardi di danni. Inoltre, ancora oggi quasi 7 mila comuni e 150 mila imprese agricole sono esposti a rischi ambientali, con le aree rurali tra le più colpite.
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