Da alcuni anni il consumo di carne in Europa e in Italia sta diminuendo sia per motivi di sostenibilità della spesa da parte di ampie fasce della popolazione, sia per una nuova consapevolezza alimentare – sempre più diffusa – che fa limitare la quantità delle porzioni a tavola e le occasioni. Un quadro, questo, non certo esaltante per il comparto zootecnico, tanto che gli esperti prevedono che in Europa, da qui al 2030, potrebbe registrarsi un calo del 20% dei consumi di carne bovina e del 7-8% di quella suina; solo per la carne di pollo è atteso unincremento del 3-4% dei consumi.

E in Italia quali scenari si prospettano? Il trend purtroppo non sembra discostarsi di molto rispetto a quello europeo. Del resto, già da diversi anni anche nel nostro Paese si registra un minor consumo di carne rossa, con un calo pro-capite di quella bovina di circa 6,5 kg negli ultimi 10 anni, mentre è aumentato il consumo soltanto di quella avicola. Questo calo generale dei consumi di carne non può che avere delle conseguenze anche sul trend dell’allevamento zootecnico e delle macellazioni.

Da parte sua, il Veneto si conferma una delle regioni italiane col maggior sviluppo del comparto zootecnico da carne, tanto da risultare leader nazionale nell’allevamento avicolo e dei vitelloni da carne in particolare, con quote di produzione di assoluto rilievo.

Quali sono, allora, i riflessi sul sistema produttivo derivanti dall’attuale quadro e dai possibili scenari futuri? Su questo tema Veneto Agricoltura ha prodotto un Report incentrato, in particolare, sulle macellazioni che può essere scaricato dal seguente link:https://bit.ly/2PsdBU2.   

In estrema sintesi, l’elaborato evidenzia che l’incremento di consumo di carne avicola negli ultimi 10 anni è stato del 20%, passando dai poco più di 17 kg agli attuali oltre 20 kg pro-capite. La risposta del sistema produttivo nazionale è stata buona, assecondando la richiesta del mercato, e in particolare della nostra regione che ha aumentato la propria produzione a peso morto di circa 100 mila quintali (+18%). Il numero degli allevamenti è rimasto, invece, sostanzialmente uguale ma è aumentata la capacità produttiva di circa il 30%.

Per quanto riguarda la carne bovina, invece, è evidente il calo produttivo italiano e anche veneto. In termini di capi complessivi l’Italia ha perso circa 1,2 milioni di capi e in termini di peso 2,6 milioni di quintali tra il 2009 e il 2019. I vitelloni sono circa 850mila per un peso morto pari a circa 2,3 milioni di quintali (dati Istat). Su questo fronte il Veneto sembra tenere meglio, con qualche segnale di recupero o stabilizzazione. Tra il 2009 e il 2015 il Veneto aveva diminuito il numero di animali inviati al macello di circa 110mila capi (-13,5%), percentuale che si è ridotta nel 2019 al 4%, quindi con un recupero negli ultimi 5 anni di circa il 10% (dati Anagrafe zootecnica).

Se pur in una situazione in trasformazione, il Veneto mostra quindi una buona solidità produttiva e la capacità di mantenere un ruolo importante sul mercato delle carni.

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