Allarme per il Po, il più grande fiume italiano, con l’aumento anomalo delle temperature che ha costretto, problema su problema…, gli agricoltori alle irrigazioni di soccorso in tutto il nord Italia dal Piemonte all’Emilia Romagna, dal Veneto fino alla Lombardia. La mancanza di acqua rappresenta la condizione meteo più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati, dice Coldiretti, in media in un miliardo di euro all’anno, soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Va detto che nonostante i cambiamenti climatici l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto. L’aumento degli eventi climatici estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità ha però modificato la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni. E allora, al Ponte della Becca nel Pavese il livello idrometrico del fiume Po è ora di -2,66 metri, praticamente lo stesso registrato all’inizio di agosto nel 2020 con la portata del Grande Fiume, scesa per la prima volta quest’anno sotto la soglia dei mille metri cubi al secondo, con un -24% rispetto alla media del periodo. Situazione idrica di profondo rosso anche per i fiumi dell’Emilia Romagna, tutti abbondantemente sotto la media mensile, dall’Enza, al Secchia, dal Reno alla Trebbia spiega Coldiretti su dati ANBI.
La carenza idrica riguarda anche il lago di Como. In Veneto il ricorso all’acqua d’emergenza è scattato per i campi già seminati di orzo e frumento e persino per i prati in particolare sulla la fascia Pedemontana e l’Alta Trevigiana ma anche l’area della Bassa Padovana lungo l’Adige, nella zona di Barbona, Vescovana, Granze e Stanghella.