Tanto per fare un esempio, potremmo un domani trovare sul mercato (senza che la filiera produttiva abbia effettuato alcuna scelta in tal senso) un prodotto come il Montepulciano d’Abruzzo DOC, con una gradazione alcolica di 2% vol. Luca Rigotti (Coordinatore settore Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari) è preoccupato e commenta: “Per i vini dealcolizzati l’Europa introduca nuove categorie, ai produttori va lasciata la possibilità di scegliere. Non si può chiamare vino un prodotto assai lontano da quello originale in cui è prevista l’aggiunta di acqua. Si tratta di un errore che andrebbe a snaturare completamente le caratteristiche di un prodotto dalla tradizione millenaria, oltre a costituire anche una mancanza di trasparenza nei confronti del consumatore”. Un commento fermo e chiaro in relazione a quanto contenuto nel testo ancora in bozza di un Regolamento comunitario attualmente in discussione a Bruxelles nel corso del cosiddetto trilogo, che vede impegnati Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo. “Nella proposta iniziale della Commissione – prosegue Rigotti (ricordiamo anche Presidente del Gruppo trentino Mezzacorona), vino dealcolizzato e parzialmente dealcolizzato dovevano andare a costituire due nuove categorie. Nel nuovo testo, essi diventano invece il mero risultato di una pratica enologica che andrebbe ad applicarsi alle categorie di vino già esistenti (fermo, frizzante, spumante, eccetera). Pur concordando sulla opportunità che tali regole trovino spazio in Regolamenti del settore vitivinicolo e pur non essendo a priori contrari ai vini a bassa gradazione alcolica, considerando che essi possano rappresentare un’opportunità commerciale, specie in alcuni paesi – continua Rigotti, la nostra posizione è che essi debbano essere chiamati diversamente, ad esempio bevande a base di vino”. Va detto che su questa linea si sono espressi tutti gli attori del vino italiano, quindi le organizzazioni professionali agricole, enologi, ovviamente i produttori, etc. Se la proposta di regolamento non verrà modificata, non ci sarà nemmeno bisogno di apportare alcuna modifica ai disciplinari per poter produrre un vino a denominazione parzialmente dealcolizzato. “E, cosa ancor più grave – conclude  Rigotti – i produttori di vino e i loro Consorzi non avranno più la possibilità di decidere autonomamente se accettare o meno tale pratica”. Sconcertante, infine, l’inserimento nel nuovo testo della possibilità di “consentire l’aggiunta di acqua dopo la dealcolizzazione ai prodotti vitivinicoli, pratica che è attualmente vietata in tutta l’UE. Si ricorda che, in Italia, il Testo unico del vino vieta anche solo di detenere acqua in cantina, compresa quella ottenuta dai processi di concentrazione dei mosti e dei vini, riconosciuta a tutti gli effetti come sostanza idonea alla sofisticazione.

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