Sembra emergere l’idea che biologico e sostenibilità vanno comunicati non soltanto attraverso i numeri, il packaging o le certificazioni, ma anche attraverso l’area emozionale. Magari con un QR code per presentare il produttore e raccontarne la storia, convengono i relatori, è sempre una strategia efficace. Nel 2020 il 90% dei consumatori ha acquistato più di 3 volte un prodotto biologico – segnala la sociologa dei consumi Marilena Colussi. Nemmeno il Covid, con le sue difficoltà, ha scalfito la consolidata propensione al biologico nei comportamenti di acquisto e di consumo. Inoltre, le scelte dei consumatori sono orientate verso prodotti più sostenibili, ottenuti con meno sprechi; e anche una maggiore ricerca di sapori e un’attenzione all’equilibrio economico dei prodotti sono due variabili che il consumatore in era Covid ha posto sotto i riflettori. Di tutto ciò ne è consapevole la grande distribuzione organizzata, chiamata ad un tavolo virtuale di riflessione da B/Open di VeronaFiere, per dare risposte ai produttori e ai consumatori. «La forza del biologico – per Simone Fontolan, di CRAI – sta nella storia stessa del prodotto e nei valori positivi insiti nell’attenzione all’ambiente, alle risorse idriche e naturali e, dal punto di vista della distribuzione, nel numero di referenze che come catena riusciamo ad offrire». «Parlare solo di biologico al consumatore non è più sufficiente, sostiene Dominga Fragassi (Pam Panorama): sono necessari elementi valoriali aggiuntivi, come l’attenzione ai lavoratori, alla diminuzione dell’uso della plastica, e a quei concetti in linea con la visione stessa del biologico». Per Nicola Tarricone (Despar Centro Sud), vanno affiancati al concetto di biologico nuovi elementi di sostenibilità da comunicare, anche attraverso azioni di dialogo diretto con i clienti.
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