La 115ª edizione della rassegna internazionale della meccanica, dei servizi e prodotti per l’agricoltura e la zootecnia si terrà a Verona dal 2 al 5 marzo 2022. Infatti, la prima edizione di Fieragricola si tenne ben due secoli fa, nel 1898; un appuntamento che accompagna da allora il mondo agricolo nel proprio percorso di crescita e ammodernamento, per favorire la produttività e la redditività delle imprese e sostenere lo sviluppo delle aree rurali.
Il futuro dell’agricoltura sarà “smart”, caratterizzato da uno sviluppo rurale sempre più digitale e attento alle risorse produttive, ai fattori ambientali, climatici e sociali, alla trasparenza e alla cooperazione delle filiere, all’economia circolare, così da ridurre gli sprechi e valorizzare il riuso. Ma ci sono anche altri temi importanti, come la Transizione ecologica e la redditività aziendale. Per non dire delle agroenergie e l’agrovoltaico, nuovi modelli di business con le aziende agricole sempre al centro. Un settore sotto la lente sarà quello lattiero caseario, in quanto pesano anche sulle stalle e sulla filiera produttiva i costi di materie prime ed energia.
Zootecnia da latte, alcuni dati
La produzione europea di latte è in leggera diminuzione (-0,3% fra gennaio e novembre 2021 su base tendenziale), con i principali Paesi produttori (Germania e Francia) che hanno ridotto le consegne rispettivamente dell’1,8% e dell’1,4%, dovrebbero spingere verso l’alto i prezzi del latte, con un risvolto positivo a partire dalle prossime settimane anche per l’Italia. È l’analisi di Fieragricola sulla base dei dati di Clal.it, principale portale di riferimento del settore lattiero caseario, che ora proponiamo più in filigrana.
Il boom dell’energia
Nei primi 14 giorni di febbraio i prezzi dell’elettricità sono cresciuti del 238% sullo stesso periodo del 2021, il gas naturale vale il 327% in più, il petrolio il 50% in più, i costi dei trasporti sono aumentati del 115% rispetto a febbraio di un anno fa. Una corsa insostenibile per la catena di approvvigionamento, che colpisce tutti gli anelli della filiera. Le stalle, in aggiunta, devono fronteggiare anche i rincari legati alla mangimistica. Il prezzo del mais a uso zootecnico costava a gennaio il 32% in più rispetto a gennaio 2021 (e il 67% in più rispetto a dicembre 2019); la soia è passata dai 328 €/ton di maggio 2019 a 621,5 €/ton di media nell’ultimo mese (+89%, con una crescita del 23,3% rispetto a febbraio 2021); il fieno di erba medica pressato è quotato su valori più elevati del 36% in più al confronto con febbraio 2021 e l’erba medica disidratata in balloni è proiettata a raggiungere il prezzo record degli ultimi 22 anni (solo nel 2014 raggiunse un valore più elevato, 268 € alla tonnellata).
La spinta ambientalista
Alle incertezze legate ai costi di produzione si aggiunge, in alcuni Paesi dell’Ue-27, la spinta green, che invita il mondo zootecnico a ridurre l’impatto delle produzioni sull’ambiente, riducendo così il numero di bovine in produzione e lavorando sulla genetica per incrementare le rese per capo, contenendo allo stesso tempo le emissioni.
Bene anche l’Italia
Le proiezioni degli analisti di Clal.it ipotizzano un rafforzamento del mercato italiano nelle prossime settimane dalla quota attuale di 40,50 €/100 litri, contro una media Ue-27 dello scorso gennaio di 41,79 €/100 chilogrammi. Anche il prezzo del latte «spot» (cioè il latte in cisterna, soggetto cioè a contratti di fornitura per un tempo non superiore ai tre mesi, il cui prezzo è rilevato settimanalmente nelle Borse merci di Verona e Milano, ndr), che già oggi si colloca su valori di 45 e 46 €/100 kg (il 22,5% in più circa rispetto ai valori di 12 mesi fa), dovrebbe mantenersi su quotazioni vivaci.
«Lo scenario di mercato non è completamente inedito, ma si potrebbe definire insolito – spiega Angelo Rossi, fondatore e direttore del sito Clal.it -. I prezzi del latte spot in Italia sono più bassi rispetto a quelli rilevati in Germania, con la conseguenza che, anziché importare latte dall’estero, è l’Italia che esporta». In particolare, a trarre beneficio di mercato dall’alleggerimento dei volumi di latte prodotti in Italia ed esportati all’estero, sarebbe il circuito del Grana Padano Dop, la cui minore produzione (-2,1% a gennaio rispetto allo stesso mese del 2021) consentirebbe di alleggerire gli stock, mantenendo i prezzi di vendita soddisfacenti e trascinando su un quadrante positivo l’intero settore lattiero caseario, alla luce del fatto che il Grana Padano assorbe circa il 24% del latte prodotto in Italia. Per il nostro Paese, dunque, potrebbe esserci ancora qualche margine di crescita delle produzioni interne di latte, dopo due anni di consegne sostenute (+4,5% nel 2020 sul 2019 e +3% nel 2021 sul 2020), anche se sarebbe prudente non eccedere. «Siamo in una fase in cui l’inflazione è aumentata e, insieme all’incognita della pandemia, potrebbe avere qualche ripercussione negativa sui consumi», spiegano dal Team di Clal.it.
Incognita Cina e Sud-Est Asiatico
Se a livello mondiale le esportazioni hanno segnato una buona vivacità, seppure a differenti velocità a causa del Covid e delle difficoltà legate alla logistica, con la Cina e il Sud-Est Asiatico fra le aree più ricettive di prodotti lattiero caseari, i prossimi mesi saranno determinanti per confermare o meno i volumi di import. Secondo le proiezioni Usda, pubblicate su Teseo.Clal.it, nel corso del 2022 la Cina dovrebbe ridurre le importazioni di mais (-11,9%), soia (-2,8%) e frumento (-10,5%), invertendo così i principali trend dello scorso anno e, con ogni probabilità, raffreddando in parte i prezzi mondiali. Anche gli acquisti dall’estero di carne suina dovrebbero diminuire (-4,5% tendenziali), a fronte di un rafforzamento della mandria dopo la crisi legata alla diffusione della peste suina africana. Sarà così anche per i prodotti lattiero caseari? Con quali riflessi per gli equilibri mondiali? L’Unione europea si orienterà verso nuove rotte commerciali, tornando a incrementare le vendite verso gli Usa e il Sud-Est Asiatico? Qualora la domanda globale di prodotti lattiero caseari dovesse mantenersi dinamica, per l’Italia e l’Unione europea ci sarebbero prospettive soddisfacenti, tanto per i formaggi (non solo Dop, ma anche freschi) quanto per gli altri prodotti del segmento lattiero.