“Il nostro sforzo nel prossimo futuro sarà quello di mantenere e rafforzare la positiva considerazione del mondo agricolo”. Cosi Gianmichele Passarini commentando con soddisfazione la sua rielezione, avvenuta a Padova al termine di un lungo dibattito, quale Presidente di CIA Veneto, associazione che conta 35mila aziende associate, all’interno di un comparto che dà lavoro a circa 912mila addetti e la cui produzione genera un valore di 6,4 miliardi di euro.
Preesidente, passiamo da una crisi all’altra, l’agricoltura soffre…
“La pandemia – ha ricordato Passarini – ha provocato morti, dolore, ma anche forti cambiamenti nel nostro stile di vita: abbiamo subito forti limitazioni della nostra libertà e si è acuita una profonda lacerazione sociale, conseguenza dei limiti del nostro sistema socio-economico. In questo difficilissimo contesto, è cambiata – in positivo – la percezione dell’opinione pubblica sul ruolo degli agricoltori nella società. L’agricoltura non si è mai fermata neanche durante la fase più acuta della crisi, ha mostrato la sua capacità di adattarsi alle condizioni più critiche. Una delle strade che vorrei percorrere per raggiungere questo traguardo è quella dell’apertura e del dialogo. Non dobbiamo permettere che gli agricoltori siano visti come quelli che protestano sempre, che inquinano, che rivendicano a prescindere o per partito preso. Possiamo e dobbiamo aprire le nostre aziende, fare vedere come e quanto lavoriamo. Non abbiamo nulla da nascondere. Dobbiamo fare vedere che la transizione ecologica, per noi, non è un concetto astratto o il titolo di un capitolo del PNRR. Noi la facciamo già, ogni giorno. Investiamo, innoviamo, rischiamo in proprio. Certo, abbiamo bisogno di una più equa ridistribuzione delle risorse lungo le filiere, dobbiamo dare dignità al lavoro, aumentare i margini di guadagno, favorire i giovani”.
Come procedere per raggiungere questi obiettivi?
“Serve apertura, verso le istituzioni e i cittadini, verso le università e i movimenti, verso l’associazionismo e verso tutte quelle espressioni della cosiddetta società civile capaci di incidere e influenzare l’opinione pubblica. Con tutte queste realtà vogliamo instaurare un dialogo aperto, che faccia comprendere l’importanza dell’agricoltore nel contesto economico ambientale e sociale del futuro. L’agricoltore deve essere sempre più identificato come la figura centrale e imprescindibile del governo del territorio, come cardine nel percorso della transizione ecologica”.
L’attualità, con l’aumento dei costi delle materie prime e il conflitto in Ucraina, complica di molto questo percorso…
“Siamo in una economia di guerra – ricorda Passarini – occorrono strategie di guerra: nei prossimi giorni dovremo programmare le semine, non sappiamo quali saranno le dinamiche del mercato. Tutti i settori dell’agricoltura sono esposti e i costi ricadono prima sugli agricoltori, che vedono i loro margini diminuire ulteriormente, poi sulle famiglie, che subiscono il peso dei rincari. Già domani in direzione nazionale porterò questi temi, perché il contesto attuale mette veramente a rischio il percorso della transizione ecologica”.

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