“Il fatto non sussiste”. Vediamo perché il Giudice di Trento si è espresso con questa sentenza. La vicenda riguarda il Feudo Arancio, bella azienda vitivinicola con oltre 900 ettari sita nelle provincie di Agrigento e Ragusa, di proprietà del Gruppo trentino Mezzacorona. Nel marzo del 2020 le Fiamme gialle avevano sequestrato quei vigneti e fabbricati, per oltre 70 milioni di euro, ipotizzando a carico dei rappresentanti legali di Mezzacorona il reato di riciclaggio e presunti tentativi di infiltrazione mafiosa nell’economia trentina. Le ipotesi d’indagine sostenevano che tra il 2000 e il 2005 fosse stata effettuata da Mezzacorona un’operazione per acquisire le tenute siciliane, allora di proprietà degli esattori Salvo, famiglia mafiosa di Salemi (TP). In sostanza, i beni sarebbero stati ceduti a prestanome, pur rimanendo all’allora capo mandamento di Sambuca di Sicilia (TP). Il sequestro venne poi annullato dal Tribunale del Riesame. Ora il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Trento ha emesso una sentenza di non doversi procedere in relazione al procedimento penale concernente l’ipotizzata realizzazione di una condotta di riciclaggio per l’acquisto del Feudo Arancio negli anni 2000/2003. Nella nota emessa dalla Cooperativa trentina si legge che “Di tale pronuncia il Gruppo Mezzacorona prende atto con piena soddisfazione, convinto, come è sempre stato, della assoluta trasparenza, della correttezza nonché regolarità del proprio operato”.
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