Dolcificante, alimento, antidoto al mal di gola. Ecco alcuni degli usi del miele secondo gli italiani, rilevati dal mensile Vita in Campagna. Interessante il campione: 1300 hobby farmer di tutte le regioni italiane intervistato per il World Bee Day (Giornata Mondiale delle Api, 20 maggio), con l’obiettivo di valutare attitudini e abitudini rispetto a questo alimento. Vediamo i risultati.
La maggior parte degli italiani utilizza il miele come dolcificante per bevande (59%); molti anche quelli che lo mangiano spalmato sul pane (52%), che lo impiegano per combattere i malanni stagionali (49%, con una preponderanza di rispondenti donne) e che lo utilizzano nelle preparazioni alimentari (34%). Ancora di nicchia, invece, l’impiego in preparazioni estetiche come maschere e depilazione (1%). Per quanto riguarda le diverse varietà, il miele millefiori – testimone della biodiversità – è stato eletto a tipologia preferita dal 27% dei rispondenti, seguito dal miele di acacia (24%) e da quello di castagno (22%). Seguono varietà più inconsuete ma pur sempre reperibili: il miele di tiglio (13%), il miele di agrumi (12%) e il miele di timo (2%). E dati interessanti emergono anche relativamente all’acquisto: oltre due rispondenti su tre acquista il miele dai produttori locali, mentre solo il 20% si rivolge a supermercati o negozi alimentari. Un segnale incoraggiante per il mondo dei piccoli produttori agricoli, e che rappresenta un legame virtuoso con il territorio e con le scelte a chilometro zero. Considerevole il dato sull’autoproduzione, che raggiunge il 13%, con una prevalenza di apicoltori uomini.
Il mercato.
I consumi di miele hanno conosciuto una netta crescita negli ultimi anni ma si attestano ancora a livelli lontani da quelli degli altri paesi europei. Infatti, il consumo medio pro-capite si ferma attorno ai 500 grammi, mentre in Germania raggiunge una quota tripla. Una crescita che – secondo Paolo Fontana, apidologo presso la Fondazione Edmund Mach, presidente della World Biodiversity Association e apicoltore – si è interrotta bruscamente nel 2021 (-14% di consumi, -40% di produzione rispetto alla media degli ultimi anni), a causa del cambiamento climatico. Una produzione annuale che non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale (l’Italia è il sesto importatore al mondo), in un paese il cui tessuto produttivo mostra potenziale e che potrebbe essere il luogo ideale per le api: sono ben 1,5 milioni gli alveari conteggiati nel 2021, il quarto dato a livello europeo. Sono infatti sempre di più le persone che producono miele: secondo i dati che fanno riferimento all’ultima annata, gli apicoltori italiani sono circa 73.000, di cui il 70% produce per autoconsumo e il 30% è composto da professionisti. E sono in particolare gli hobbisti a crescere: nel 2017 erano 32.000, mentre nel 2021 sono saliti a 52.000.
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