L’accordo garantisce l’applicazione di regole eque sui contratti stipulati lungo tutto il percorso dal campo alla tavola. Si tratta della prima iniziativa del genere in Italia sulla scia del decreto sulle pratiche sleali considerato una pietra miliare della giustizia. Uno strumento importante – commenta Marina Montedoro, Direttrice della Coldiretti del Veneto che ha promosso l’iniziativa, volto a contrastare una serie di operazioni che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.


Con la firma del protocollo d’intesa contro le pratiche sleali sottoscritto da Regione del Veneto, Prefettura di Venezia e Coldiretti e che che ha visto coinvolta anche l’Unioncamere del Veneto e la Fondazione Osservatorio Agromafia, si formalizza l’impegno delle parti ad avviare la promozione della legalità su tutti i passaggi della filiera agroalimentare, dal produttore al consumatore.
A fare da contorno a questa iniziativa che dovrà trovare simile applicazione su tutto il territorio nazionale, un convegno che ha messo in luce che la crisi scatenata dalla guerra in Ucraina ha prodotto ripercussioni all’intero settore agroalimentare portando alla chiusura di 1 azienda agricola su 10. I costi di produzione sono aumentati e superano i ricavi con valori improbabili come l’aumento del +170% dei concimi, +130% dei fertilizzanti, +90% dei mangimi +129% del gasolio. Esempi che fanno registrare una vulnerabilità economica e soprattutto un’ alta esposizione, per l’agroalimentare che fattura in Veneto 6 miliardi di euro, al rischio di infiltrazioni criminali. Sulla situazione di incertezza e sui rischi di perdita di credibilità del Made in Italy che vale 575 miliardi di euro è stata richiamata l’importanza di fare sistema sulla trasparenza.

Gian Carlo Caselli


Le conclusioni, affidate al Procuratore Gian Carlo Caselli, sono state dirompenti. “Più legalità conviene, restituisce responsabilità e libertà – ha ribadito il presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Agromafie – perchè la qualità della vita dipende da fattori come l’aria il territorio e il cibo che sono beni comuni e vanno tutelati facendo squadra anche tra i cittadini. Il diritto alla salubrità dei prodotti è universale e occorre combattere per questo valore anche tramite normative aggiornate”. Ricordando l’anniversario della strage di Capaci, Caselli ha riportato all’attenzione una frase di Giovanni Falcone: “Prima dell’articolo 416 bis del codice penale fermare la mafia voleva dire credere di bloccare un carro armato con una cerbottana. Senza normative adeguate e riforme siamo ancora fermi e senza strumenti all’altezza”.

Ettore Prandini
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