L’agricoltura, da sola, sequestra 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno stoccandola nei terreni come carbonio organico. La parola chiave è ‘carbon farming’, allorché il carbonio stoccato acquista un valore commerciale e può essere inserito in un mercato internazionale dei crediti di carbonio. Il mercato dei crediti di carbonio potrà perciò contribuire a compensare eventuali future riduzioni del sostegno Pac al mondo agricolo.
Ecco in sintesi quanto questa concreta prospettiva potrà essere complementare al settore ortofrutticolo, fatto legato al regolamento della Commissione Europea sull’istituzione di un quadro di certificazione per gli assorbimenti di carbonio.
È stato questo il focus del convegno sul Carbon farming organizzato recentemente da Cia con il CREA. Obiettivo: l’individuazione degli strumenti da mettere in campo per trasformare qualcosa che è ancora a livello pioneristico in un’effettiva fonte di reddito per le aziende agricole, a fronte di una forte domanda di decarbonizzazione da parte dei governi e dell’industria. La prevista riduzione del sostegno della Pac al settore primario dopo la crisi in Ucraina renderà ancora più importante la partita dei crediti di carbonio.
È interessante la proposta di Regolamento della Commissione Ue ma c’è ora la necessità di linee guida e di una regolamentazione chiara per evitare frodi e speculazioni. Servono, dunque – è emerso durante l’incontro – protocolli che garantiscano trasparenza ed efficacia su come si generano e si commercializzano i titoli che rappresentano l’assorbimento di anidride carbonica.
Ricordiamo che l’Italia su questi temi è ancora dietro ai Paesi del Nord Europa, ma la definizione di uno standard nazionale per quantificare i crediti di carbonio derivanti dalle attività agroforestali è una priorità per la nostra agricoltura. La recente attivazione di un Registro pubblico dei crediti di carbonio agroforestali va in questa direzione. Fondamentale iniziare in via sperimentale la valorizzazione dei servizi ecosistemici funzionali all’assorbimento di CO2 nelle aziende agricole.
Inoltre la discussione ha fatto emergere che se l’iter legislativo europeo dovrà definire il percorso attuativo per gli Stati Membri entro il 2024 sarà, dunque, importante dotare l’Italia di regole condivise già entro il 2023.