Dati Ispra. Cause principali, cementificazione e abbandono, con 9 comuni su 10 in aree a rischio idrogeologico.
Cos’è il consumo del suolo? È un fenomeno, preoccupante, dovuto all’occupazione di superficie originariamente naturale, seminaturale o agricola. È quindi l’incremento della copertura artificiale di terreno frutto delle dinamiche insediative umane.
È il risultato di cementificazione e abbandono; in Italia oltre 9 comuni su 10 secondo il recente rapporto Ispra (quindi il 93,9% del totale), hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni.
Frutto anche, va detto, degli eventi estremi legati al cambiamento climatico in atto. Per effetto delle coperture artificiali, il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale, ricorda l’Ispra.
4.500 ettari: a tanto ammonta la perdita di terreni coltivabili in Italia nell’ultimo anno a causa del consumo di suolo. Con una perdita di SAU, la superficie agricola utilizzabile, a quasi il 30% negli ultimi cinquant’anni; in sostanza, quasi 1/3 dei terreni agricoli dal 1970 ad oggi sono spariti. È il dato drammatico che emerge dal rapporto annuale dell’Ispra sul consumo del suolo nel 2022 che “certifica” anche che il 63% del consumo di suolo nazionale proviene proprio dall’agricoltura. Un fenomeno, purtroppo, che si aggiunge alle già gravi difficoltà del settore primario. Siccità e nubifragi, tra 2022 e 2023, hanno falcidiato le rese, segnala Coldiretti, che chiede di accelerare l’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio.