Biostimolanti e fertilizzanti innovativi sono la chiave per l’orticoltura sostenibile: a confermarlo sono i risultati del progetto organizzato da L’Informatore Agrario in collaborazione con Veneto Agricoltura presso il Centro Po di Tramontana a Rosolina (RO).
I biostimolanti, anche in sinergia con i fertilizzanti innovativi, si confermano come strumenti utili per aiutare gli agricoltori a migliorare rese e qualità delle colture orticole in ottica di riduzione di agrofarmaci e concimi chimici, come richiesto dalla strategia Farm to Fork dell’Unione Europea. A confermarlo sono i risultati del progetto “Biostimolanti in Campo”, realizzato da L’Informatore Agrario in collaborazione con Veneto Agricoltura e l’Op Isola Verde (Salerno), con il coordinamento scientifico delle Università della Tuscia, di Salerno, di Napoli e di Padova. Proprio l’Aula Magna del Campus padovano di Agripolis ha ospitato, lo scorso 24 novembre, l’evento conclusivo del progetto, che ha visto la partecipazione di un nutrito pubblico tra tecnici, agricoltori e rappresentanti delle aziende del settore.
Dopo i saluti iniziali di Federico Correale, Direttore U.O. Gestione Centri e Aziende Agricole di Veneto Agricoltura, il convegno è entrato nel vivo con l’intervento di Paolo Sambo, docente di orticoltura presso l’Università di Padova e componente del comitato scientifico di Biostimolanti in campo: «mai come in questo momento l’agricoltura italiana ha bisogno di ricerca – ha sottolineato Sambo – per far fronte alle tante criticità che ogni stagione si presentano, dal cambiamento climatico all’imprevedibilità dei mercati passando per le crisi geopolitiche, ma ricordiamoci che senza il trasferimento tecnologico alle azienda e senza integrazione ai diversi livelli la ricerca resta fine a se stessa. Ecco perché progetti come Biostimolanti in Campo, che testano le soluzioni a livello di azienda agricola, rappresentano una preziosa opportunità di incontro e approfondimento tra gli addetti ai lavori».
Franco Tosini, Responsabile del Centro Sperimentale Ortofloricolo Po di Tramontana e Giuseppe Colla, docente presso l’Università della Tuscia e coordinatore del comitato scientifico del progetto, hanno illustrato i risultati dei 39 formulati, tra biostimolanti e fertilizzanti innovativi, testati nelle 19 parcelle ospitate dal Centro di Veneto Agricoltura a Rosolina (RO) e suddivise tra pomodoro da industria, melone e zucchino. I prodotti hanno evidenziato buone potenzialità per migliorare le performance vegeto-produttive e le caratteristiche qualitative dei frutti: su pomodoro, ad esempio, la produzione commerciabile ha visto aumenti dal 5 al 34% rispetto al controllo e alcuni prodotti hanno accelerato la maturazione dei frutti fornendo alla raccolta una maggior percentuale di bacche mature sul totale.
«Serviranno ulteriori prove per approfondire la risposta agronomica delle colture al variare dei parametri climatici – ha evidenziato Colla – e per verificare la possibilità di ridurre gli apporti di input di concimi e di acqua irrigua attraverso l’uso di prodotti ad azione biostimolante e nutrizionale, opzioni che discuteremo per il protocollo 2024».
Novità di questa edizione di “Biostimolanti in Campo” è la sperimentazione su rucola, attualmente in svolgimento, presso l’Op Isola Verde, azienda specializzata nella produzione di referenze per la IV gamma con sede a Eboli (Salerno). Domenico Ronga, Responsabile Scientifico della prova, ha riportato al convegno i risultati del 1° ciclo, conclusosi lo scorso giugno: «i biostimolanti testati su rucola con ciclo estivo hanno contribuito a migliorare diversi parametri, tra cui il contenuto di flavonoidi, ritenuti coinvolti nella difesa della pianta contro gli stress abiotici e biotici, il peso secco delle foglie, con possibili effetti positivi sulla shelf life, e diminuito l’indice di giallo delle foglie, un parametro molto importante per il consumatore».
Altro aspetto fondamentale è valutare la convenienza economica dell’utilizzo dei biostimolanti: «il valore medio dell’indice di efficienza ottenuto per l’intero campione delle prove effettuate su pomodoro da industria nell’ambito del progetto – ha detto Raffaele Cortignani, docente presso l’Università della Tuscia e componente del comitato scientifico di Biostimolanti in Campo – è risultato pari a 0,3, vale a dire che 1 euro di costo di biostimolante ha generato un incremento di margine pari a 0,31 euro.
Un valore assolutamente prudenziale – ha sottolineato – perché prende in considerazione la media dei prezzi del pomodoro degli ultimi anni secondo Ismea, inoltre va considerato che questo valore ha evidenziato picchi di incremento di 1,41 euro».
Per maggiori informazioni:
biostimolanti.informatoreagrario.it
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