L’ultimo report della Commissione europea sul mercato dell’olio parla chiaro. Indicano una produzione pari a 2,4 milioni di tonnellate, in flessione rispetto alla campagna 2022/23, ma soprattutto di gran lunga al di sotto della media di 3 milioni di tonnellate degli anni precedenti (-21%), considerata una sorta di valore soglia per un corretto equilibrio tra domanda e offerta. Sotto soglia anche la produzione in Italia, che pur incrementando rispetto all’annus horribilis precedente, si prevede raggiungano un volume di circa 300.000 tonnellate, la metà rispetto ai consumi interni nazionali stimati da Ismea. A pesare anche il fatto che secondo l’Ue le scorte comunitarie, se il trend dei consumi dovesse mantenersi ai livelli attuali, potrebbero esaurirsi nei primi dieci mesi del 2024, creando qualche difficoltà nei mesi di ottobre e novembre, prima dell’avvio della prossima annata.
 
Situazione globale
Infatti la produzione mondiale di olio di oliva è prevista nel 2023/24 in diminuzione rispetto alla campagna olearia precedente (-6,3%) e con volumi complessivi al di sotto di oltre il 20% rispetto a quelli che sono considerati i target minimi per un corretto equilibrio tra domanda e offerta. Situazione che rischia di prosciugare gli stock globali prima dell’inizio della nuova stagione di raccolta delle olive per la produzione di olio. Uno squilibrio che, sul fronte economico, sta facendo salire i prezzi dell’olio, con effetti già ora negativi sull’export globale.
 
Ue: import in crescita, giù l’export.
Le produzioni comunitarie – scese a 1,4 milioni di tonnellate – hanno fatto impennare le importazioni del 44% a ottobre e novembre 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Tunisia (con 10.249 tonnellate, -31% sul 2022/23) resta la prima fornitrice dell’Ue, seguita da Turchia (5.100 tonnellate, +320%), Siria (3.807, +1.029%) e Argentina (3.693, +274 per cento). L’aumento dei prezzi dell’olio, invece, ha frenato l’export Ue nel primo bimestre della campagna olearia: -35% tendenziale, con picchi negativi per le vendite verso Cina, Giappone e Regno Unito, dove le vendite sono calate rispettivamente del 76%, 52% e 46 per cento. Meno preoccupante la flessione registrata dall’export verso gli Usa, il più ampio mercato oleario extra-Ue, che segna una contrazione del 15% e si colloca come il più basso tra gli 8 più importanti mercati, grazie a consumatori più maturi e fedeli all’olio di oliva.
 
Scenari che certamente verranno valutati a Sol – 24^ International Olive Oil Trade Show (Veronafiere 14-17 aprile), che si terrà in concomitanza con Vinitaly, e che ha il sapore di ultima chiamata per gli ordini da parte della domanda professionale sulle scorte residue al minimo storico di olio evo made in Italy (144 mila tonnellate a fine gennaio, secondo Frantoio Italia). A Sol non mancheranno però anche le novità, con un’accelerazione verso le merceologie di filiera come le olive da tavola, i sott’oli, le paste spalmabili a base di olio di oliva, gli oli aromatizzati, i prodotti per la cosmesi a base di olio e quelli nutraceutici con olio e foglie di oliva.

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