Il recente report di Ismea sull’andamento del settore biologico italiano, a fronte di alcuni dati positivi, mostra alcuni aspetti da monitorare. L’istituto, se da una parte registra, per il 2023, una crescita delle superfici investite a biologico del 4,5% rispetto al 2022 (con la Toscana al primo posto con 37,5% di terreni dedicati, seguita dal 36,3% della Calabria) con ben sei regioni che hanno già superato gli obiettivi dell’Unione europea al 2030 (25% di superficie bio), dall’altro lato segnala un rallentamento dell’aumento del numero di imprese del settore (+1,8%, rispetto al +7,7% del 2022).
Sempre secondo Ismea, l’anno scorso sono cresciuti i consumi del 5,2% confermando il trend positivo iniziato nel 2022. L’aumento in valore del comparto biologico, tuttavia, si attesta su livelli inferiori rispetto a quello del totale del paniere agroalimentare, con +8,1%. La crescita con il freno tirato fotografata da Ismea è dovuta anche a fattori che esulano dalla buona volontà degli operatori economici. A partire dal sovraccarico di oneri in capo alle imprese: una PAC, segnala Confagricoltura, non sempre rispondente alle esigenze del settore, un non sempre giustificato inasprimento di vincoli e sanzioni, con effetti negativi sia sulla diffusione del sistema di certificazione del comparto, sia sulla fiducia delle imprese.
ConfagriBio nasce, sottolinea Confagricoltura, per contribuire alla tutela, promozione e valorizzazione delle imprese agricole biologiche, nonché delle filiere nei diversi comparti produttivi, per un’agricoltura perfettamente integrata e in equilibrio con le risorse naturali che coniughi l’adozione di pratiche sostenibili e innovative con la tutela dell’ambiente, della fertilità del suolo, della salvaguardia del paesaggio, della qualità e dell’identità culturale degli alimenti.
Paolo Parisini, già presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Bio, imprenditore agricolo, componente del consiglio direttivo di Confagricoltura Bologna è stato designato Presidente. Così delinea le finalità dell’associazione: ”Sono la valorizzazione e la diffusione dell’agricoltura, della zootecnia e dell’acquacoltura biologica e delle pratiche agricole correlate, nonché la promozione della ricerca, della sperimentazione e del trasferimento tecnologico. Con una specifica attenzione alla diffusione della produzione biologica nelle aree interne e nelle aree protette, anche al fine di supportare lo sviluppo economico, sociale e ambientale delle suddette aree”. Ma anche lavorare per “assicurare un adeguato reddito ai produttori e contribuire allo sviluppo di una produzione biologica che possa rispondere in termini qualitativi e quantitativi alle richieste dei consumatori”. “In gioco – conclude Parisini – c’è, quindi, la tenuta del sistema del bio italiano e la sua capacità competitiva, minata anche dal perdurare del fenomeno inflattivo e dai diversi problemi produttivi causati dai cambiamenti climatici”.

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