Per prevedere se il 2024 sarà “una buona annata”, bisogna iniziare col capire il meteo, davvero complesso, da febbraio in poi. Un periodo caratterizzato da frequenti precipitazioni e da difficoltà legate allo sviluppo di malattie fungine.
Quest’anno l’Italia è stata finora davvero spaccata in due: da un lato, il Nord e parte del Centro, in particolare Toscana e Lazio, dove le piogge sono state sufficienti; dall’altro, il Sud, dove la crisi idrica è ormai conclamata. Questa situazione rappresenta una sfida seria per l’agricoltura italiana, perché se non affrontiamo adeguatamente questo problema, rischiamo di perdere gran parte della produzione agricola, soprattutto nel Meridione. Così Nicola Dell’Acqua, Direttore di Veneto Agricoltura (e Commissario governativo alla siccità), che ha introdotto la 50^ edizione delle Previsioni vendemmiali di Regione e Veneto Agricoltura con AVEPA, ARPAV, CREA-VE e UVIVE. Uno storico appuntamento quindi dedicato però anche al Nord Est e alle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), nonché a Francia e Spagna.
Ma come sarà questa vendemmia, ormai in atto da quasi un mese, visto che al sud è iniziata addirittura ai primi di agosto per le varietà precoci? In sintesi, per gli esperti dell’Agenzia regionale veneta: qualità delle uve buona, ma non eccezionale, quantitativi produttivi stabili o in leggero aumento di qualche punto percentuale nonostante una minor percentuale di allegagione, ma non per tutte le cultivar e le province. Ad influire positivamente rispetto al 2023, minori eventi grandigeni e l’entrata in produzione di nuove superfici vitate. In alcune zone ci sono state perdite di prodotto a causa di sbalzi termici ed eccessi idrici. Per l’avvio della vendemmia, c’è stato un generale anticipo di circa 3-5 giorni sulle consuete date di raccolta: è già iniziata la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante; Glera (Prosecco) il 10 settembre, Merlot il 12, Corvina il 18, Garganega il 25, solo per citare alcuni dei vitigni veneti (il Report analitico triveneto è disponibile on-line con le slide su meteo e fasi di maturazione delle uve nonché i video sulle previsioni di raccolta nelle altre regioni italiane, Francia e Spagna).
Più nello specifico, Riccardo Velasco, Direttore del CREA Viticoltura di Conegliano TV, ha sottolineato che dal punto di vista qualitativo e quantitativo, la situazione sembra migliorata rispetto allo scorso anno, ma “siamo anche consapevoli del grande surplus presente in molte cantine, che potrebbe creare qualche problema per quanto riguarda i pagamenti delle uve, dato che i magazzini non si sono ancora svuotati del tutto.” Guardando al 2024, “mi aspetto una buona qualità delle uve, soprattutto nel Centro Italia, dove le piogge sono state abbondanti ma non eccessive. Al Sud invece la mancanza di infrastrutture irrigue ha aggravato la situazione. Spero che, col tempo, queste aree imparino a creare invasi e a organizzarsi meglio per prevenire simili difficoltà in futuro.”
Per Patrick Marcuzzo del Crea VE di Conegliano la qualità delle uve al Nord dovrebbe mantenersi su livelli buoni-ottimi. “Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni causati dalla peronospora sono stati nell’ordine del -5% di perdita quantitativa, mentre nelle aziende che applicano il metodo di coltivazione biologica tali perdite sono state superiori, per lo più comprese tra il -15/20%. Oltre alla maggior presenze di Peronospora e Oidio, superiore al 2023 anche l’incidenza di altre fitopatie come il Mal dell’esca, mentre la Botrite e la Flavescenza Dorata hanno avuto una diffusione meno significativa, ma ciò non toglie che non si debba continuare ad attuare tutte le indicazioni previste dagli uffici della Regione Veneto per il loro contrasto. La grandine ha colpito in maniera decisamente meno rilevante i diversi areali produttivi, con perdite della produzione inferiori al -5% per la maggior parte dei territori regionali. Di conseguenza, considerando anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, la produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe attestarsi tra 13,3 e 14,2 milioni di quintali, una variazione compresa tra +/-5% rispetto al 2023”.
Nel Nord Est, nelle due provincie autonome di Trento e Bolzano, ci si attende una minor produzione di circa il -10/15%, da un lato per le condizioni meteorologiche più sfavorevoli rispetto al 2023, una minor allegagione e un minor numero di acini e grappoli presenti, situazione solo in parte compensata dall’entrata in produzione di nuovi vigneti. Questi aspetti hanno invece inciso poco o per nulla sui risultati previsti nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, dove anzi, in virtù di minori eventi grandigeni rispetto al 2023, la produzione è attesa in crescita del +10% in via cautelativa, nonostante la presenza di problematiche fitosanitarie (peronospora).
Info (e Report completo): www.venetoagricoltura.org 

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