Nelle risaie italiane si coltiva circa la metà del prodotto europeo, per un quantitativo di 1,4 milioni di tonnellate di risone all’anno. Dalle prime stime la raccolta 2024, frenata dal meteo avverso, si dovrebbe mantenere sui livelli del 2023, nonostante l’incremento del 7% dei terreni seminati che aveva portato la superficie a 226mila ettari, invertendo una tendenza al ribasso che durava da ben tre stagioni.
I cambiamenti climatici influiscono sulla produzione. Le piogge insistenti ad aprile e maggio hanno creato di fatto non pochi problemi durante il periodo delle semine, posticipando la messa a dimora della coltura in un periodo non più ottimale che ha generato, di fatto, ritardi poi nel ciclo fisiologico delle piante.
La produzione
In Italia – dati Coldiretti – la produzione di riso è concentrata principalmente al Nord con le aree del Pavese (83.000 ettari) e di Vercelli e Novara (100.000 ettari) che insieme rappresentano il 90% della risicoltura nazionale, con oltre diecimila famiglie, fra dipendenti e imprenditori, impegnate lungo la Penisola in questa filiera produttiva. Oltre alla leadership europea l’Italia vanta ben 200 varietà iscritte nel registro nazionale: dal Carnaroli, all’Arborio fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, senza dimenticare il Roma e il Baldo che hanno segnato la storia della risicoltura italiana. Nonostante ciò, i risicoltori italiani sono strangolati dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero.  
Querelle riso asiatico
Più di un 1 pacco di riso su 4 venduto nel nostro Paese, secondo Coldiretti, è straniero, spesso proveniente da Paesi che non rispettano le stesse regole, sul piano ambientale, sociale e sanitario, in vigore nell’Unione Europea ma che beneficiano di agevolazioni per inondare il mercato Ue di prodotto di bassa qualità che fa crollare i prezzi di quello nazionale. Un esempio è la Cambogia che nel 2023 ha visto aumentare le sue esportazioni in Italia del 67%, mentre l’India ha addirittura quasi raddoppiato le vendite nel nostro Paese (+92).
Il consiglio quindi è quello di verificare in etichetta che nei pacchi di “Riso da risotto” sia indicata l’origine italiana per avere la certezza di un prodotto coltivato secondo criteri di salubrità e di sostenibilità ambientale e sociale.

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