L’export nazionale nel 2024 registra una sostanziale stagnazione dei movimenti (-0,6%). In controtendenza rispetto al dato generale, le esportazioni agroalimentari crescono invece dell’8% nonostante le tensioni internazionali e il rischio di nuovi blocchi.  Così indicano i dati Istat relativi al commercio estero nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023.
Nel periodo gennaio-agosto il valore delle esportazioni di cibo tricolore ha superato i 45 miliardi di euro, con la concreta possibilità, segnala Coldiretti, di raggiungere quota 70 miliardi per la fine dell’anno, se il trend di crescita dovesse proseguire. 
Dove esportiamo? 
La crescita più sensibile si registra verso i paesi Extra Ue, con un +14%, che scende al +4% se si considera la sola Unione Europea, dove la Germania resta il primo mercato di sbocco in termini assoluti dei prodotti alimentari italiani (+3,6%). 
Nella classifica generale, gli Stati Uniti seguono i tedeschi, piazzandosi al secondo posto grazie anche ad un aumento delle esportazioni del 19% nei primi otto mesi. Lieve incremento anche su Francia e Regno Unito, mentre per Russia e Cina si registra rispettivamente un significativo +21% e un +17%. 
Un risultato, chiosa ancora la Coldiretti, che potrebbe ulteriormente aumentare se l’Italia riuscisse a colmare il gap logistico che costa oltre 90 miliardi l’anno, di cui 9 solo per l’agroalimentare a causa di infrastrutture inefficienti e totalmente sbilanciate a favore del trasporto su gomma. Basti ricordare che il costo medio chilometrico nazionale per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di Paesi come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro; dati del Centro Studi Divulga).

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