Il 2024 si appresta ad essere l’anno più caldo mai registrato: la temperatura media in superficie, nel periodo da gennaio a settembre, è stata di 1,54gr. sopra i livelli pre-industriali, spinta dal fenomeno del Nino. Lo afferma la Wmo, l’Organizzazione meteorologica mondiale, organismo Onu, nel rapporto “State of the Climate Update”, reso pubblico alla Cop29 di Baku, che si tiene a Baku in Azerbaigian e chiuderà il prossimo 22 Novembre (con possibili proroghe se necessarie…).
“Il suono che sentite è un orologio che ticchetta. Siamo al conto alla rovescia finale per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi (come deciso alla COP di Parigi ndr). E il tempo non è dalla nostra parte. Se le emissioni non scenderanno e l’adattamento crescerà, ogni economia fronteggerà una furia più grande”. Così Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, in apertura dei lavori del World Leaders’ Climate Action Summit dove, secondo l’UN Climate, sono stati accreditati circa 51mila partecipanti, un numero inferiore rispetto alla COP28 di Dubai. Un monito forte quello del Segretario giacchè certamente gli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi sono “in grave pericolo”; ma, è stato detto, quello relativo al non superamento di 1,5 gradi di riscaldamento “non è stato mancato” anche se, secondo il rapporto Wmo, gli anni 2015-2024 costituiranno anche il decennio più caldo mai misurato. Vedremo come si svilupperà il dibattito durante questo Summit, che parte in sordina vista la defezione annunciata dei leader di USA, Cina, Brasile, solo per nominarne alcuni.
Ma qualche barlume di speranza è possibile. Infatti i negoziatori hanno raggiunto un primo accordo sul “mercato delle emissioni” fra gli stati e le imprese, meccanismo simile all’Ets europeo (art. 6 dell’Accordo di Parigi e finora mai attuato). “Questo è un passo decisivo per concludere i negoziati per l’articolo 6 – ha aggiunto l’azero Yalchin Rafiyev, capo negoziatore della Cop29. Sarà uno strumento risolutivo per indirizzare risorse al mondo in via di sviluppo e per poter risparmiare fino a 250 mld/dollari/anno mentre attuiamo i nostri piani climatici”.
Infatti un rapporto pubblicato dall’UNHCR, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, rivela che il cambiamento climatico è una minaccia crescente per le persone già in fuga da guerre, violenze e persecuzioni. Gli shock climatici, scrive, stanno interagendo con i conflitti, spingendo coloro che sono già in pericolo in situazioni ancora più terribili. Degli oltre 120 milioni di persone in fuga nel mondo, tre quarti vivono in Paesi fortemente coinvolti nei cambiamenti climatici. La metà si trova in luoghi colpiti sia da conflitti che da gravi rischi climatici, come Etiopia, Haiti, Myanmar, Somalia, Sudan e Siria.
Rincara la dose Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione dell’Onu sul cambiamento climatico, l’Unfccc:”Gli impatti del clima che peggiora gonfieranno l’inflazione come gli steroidi, a meno che tutti i paesi non adottino un’azione climatica più coraggiosa”. Per questo “la finanza climatica è un’assicurazione globale contro l’inflazione. L’aumento dei costi per il clima dovrebbero essere il nemico pubblico numero 1. La crisi climatica è una crisi di costo della vita, perché i disastri climatici stanno alzando il costo delle case e del business” ha detto ancora Stiell. “I suoi impatti stanno tagliando fino al 5% del Pil in molti paesi. Milioni di persone – ha concluso -, semplicemente non si possono permettere che i loro governi lascino la Cop29 senza un obiettivo di finanza climatica globale”.
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