“Che siano per gli oltre 1600 nubifragi finora abbattutisi sulla Penisola dall’inizio dell’anno o per la siccità estrema – che dalla fine del 2023 affligge il Mezzogiorno annichilendo l’economia dei territori e pregiudicando la coesione sociale -, ma le emergenze idro-climatiche e le richieste dello stato di calamità naturale stanno diventando una drammatica consuetudine” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).
I report settimanali dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche continuano infatti a raccontare due Italie: una è quella delle Alpi imbiancate dalla neve, pur in un quadro di decrescita generalizzata nei livelli idrometrici di fiumi e laghi; l’altra, arsa dalla siccità. Non sarà facile per il Sud uscire da questa emergenza, considerando che, quando è iniziata (Autunno 2023), le riserve idriche erano enormemente superiori alle attuali, consentendo, nonostante i rilevanti deficit pluviometrici, di dissetare la popolazione almeno fino a metà 2024.
Vediamo il quadro nazionale.
In Sicilia rimangono a disposizione circa 52 milioni di metri cubi d’acqua utilizzabile (fonte: Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia): tra circa 3 mesi, salvo un drastico cambiamento meteorologico, almeno 27 dei 30 invasi attivi saranno vuoti o prossimi all’esaurimento.
In Basilicata oltre alle dighe Camastra e Basentello, ormai praticamente svuotate, l’importante invaso di Monte Cotugno raccoglie appena il 13% dell’acqua invasabile (fonte: Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale).
Tra la Puglia ed il Molise, la grande diga di Occhito trattiene solo 28,34 milioni di metri cubi, corrispondenti all’11% del volume autorizzato di riempimento (mln. mc.250); nel complesso, in Capitanata, restano risorse disponibili pari a mln.mc. 33,91. Lo scorso anno erano 129 milioni!
Nel Lazio, complice un’ulteriore riduzione di portata verificatasi nella scorsa settimana, i flussi nel fiume Tevere risultano deficitari di circa il 60%, rispetto alla media; in crescita sono invece Aniene e Fiora. Il lago di Nemi, pur in crescita di 2 centimetri, è ancora mezzo metro più basso rispetto alla quota rilevata lo scorso anno nello stesso periodo.
In Umbria i livelli dei fiumi registrano una sostanziale invarianza rispetto alla settimana scorsa, così come il lago Trasimeno, la cui ripresa di livello appare sempre più complicata con gravi ripercussioni sull’ecosistema lacustre.
Nelle Marche crescono leggermente le altezze idrometriche dei fiumi Esino e Potenza, che continuano comunque a segnare valori molto inferiori a quelli dello scorso quinquennio; invariate le condizioni di Nera, Tronto e Sentino.
Risalendo la penisola, nel Nord della Toscana, grazie ad abbondanti apporti pluviali, i flussi idrici nei fiumi segnano incrementi notevoli, che riportano i valori di portata sui livelli tipici del periodo e, nel caso della Sieve, li superano. All’opposto, sulla costa meridionale ed in particolar modo sul Grossetano, si registrano cumulate irrisorie ed in alcuni casi quasi nulle.
In Liguria, soprattutto nelle zone interne di Levante sono state registrate cumulate pluviometriche significative fino ad oltre mm. 90; in crescita sono i livelli dei fiumi Magra, Argentina e Vara, mentre calano quelli dell’Entella.
In Emilia-Romagna risultano in crescita, pur rimanendo nettamente deficitarie rispetto alla media, le portate dei fiumi Secchia, Enza e Taro; calano invece i livelli della Trebbia ed in maniera più significativa quelli del Savio.
In Veneto, decrescenti e sotto media sono i flussi dei fiumi Muson dei Sassi (-62%), Brenta (-46%), Bacchiglione (-37%), Piave (-38%). Livenza (-17%).
In Lombardia le riserve idriche, stoccate nei bacini lacustri, ammontano complessivamente a quasi 1728 milioni di metri cubi: il 4,7% più del normale, ma il 13% meno dello scorso anno (Fonte: Arpa Lombardia).
In Piemonte le portate fluviali sono ridotte rispetto alle medie del periodo, fatta eccezione per la Stura di Demonte: il flusso idrico nel Tanaro è il 32% rispetto al consueto, mentre nella Stura di Lanzo scende al 23% e nella Toce è più che dimezzato.
In Valle d’Aosta calano sia le portate della Dora Baltea che del torrente Lys.
Infine decrescono, lungo tutta l’asta, i livelli idrometrici del fiume Po, le cui portate, in linea con l’andamento delle recenti settimane, rimangono al di sotto dei valori medi storici: nell’Alessandrino -48% ed a Pontelagoscuro -30%.
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