I nuovi dazi minacciati da Trump rischierebbero di far saltare l’11% di tutto l’export agroalimentare italiano (record quest’anno, 69 miliardi), con un impatto economico devastante sulle eccellenze del Made in Italy. Preoccupazione emersa durante la X^ Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani a Roma.
I dazi doganali maggiorati dagli USA nel 2019 riguardarono formaggi, salumi e alcuni alcolici, mentre ora, ad essere minacciati, sono anche prodotti come vino, olio extravergine d’oliva e pasta e la durata potrebbe interessare tutto il mandato presidenziale di Trump.
Tutto ciò avverrebbe in un momento in cui si può parlare un vero e proprio boom di vendite tricolori negli Usa per l’agroalimentare italiano, con 7,8 miliardi di euro e un +17% sul 2023, che ha visto gli Stati Uniti scalzare, seppur di poco, la Francia dal secondo gradino del podio dei paesi di destinazione del nostro export agroalimentare.
- Export vino, States primo mercato
Per le vendite estere di vino, gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco italiano, con quasi 1,7 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%. La percentuale è in crescita nel 2024 sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore, molto più del diretto competitor transalpino, la cui quota non arriva al 20%. Dopo il vino, troviamo i prodotti da forno e farinacei, al cui interno rientra la pasta (805 milioni di euro, pari al 12% del totale) e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, pari al 10%). Per quanto riguarda il settore del vino, il rischio di dazi, segnala la CIA, lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.