Non va dimenticato infatti che il 47% del territorio italiano è da considerarsi degradato. Una percentuale che raggiunge il 60% nel Vecchio Continente. all’impermeabilizzazione, vale a dire la cementificazione. Va quindi valutato positivamente l’accordo, ancora provvisorio, tra il Consiglio Europeo e l’EuroParlamento su una direttiva che determina i riferimenti per il monitoraggio del suolo, definendo anche principi per la riduzione del suo consumo con particolare attenzione.
“In Italia, interviene Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), la proposta di legge contro l’indiscriminato consumo di territorio giace nei meandri parlamentari dal 2013, quando premier era Mario Monti…”.
“Suoli sani – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI -” sono alla base della buona alimentazione; la terra ospita oltre il 25% della biodiversità e costituisce la più grande riserva di carbonio del Pianeta. Un terreno organicamente vivo trattiene maggiormente le acque di pioggia, garantendone la filtrazione nel sottosuolo e riducendo il rischio idrogeologico. Per questo, i Consorzi di bonifica ed irrigazione sono coinvolti e talvolta promotori in progetti sperimentali per la rigenerazione delle campagne attraverso una diversa gestione agronomica e sistemazione dei terreni.”
L’accordo provvisorio europeo, che ora inizia l’iter per la sua definitiva approvazione, mantiene l’obbiettivo ambizioso, ma non vincolante, di raggiungere l’obiettivo di suoli sani entro il 2050. “Importante – conclude Vincenzi – è non solo che Consiglio e Parlamento europei abbiano convenuto sulla necessità di realizzare una metodologia comune di monitoraggio in tutta la UE, ma anche di avviare controlli sui nuovi inquinanti, quali i PFAS, la cui presenza, come quella delle microplastiche, non solo pregiudica l’ambiente, ma nel nostro Paese ostacola l’utilizzo delle acque reflue in agricoltura.”
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