Forbici (e macchinari…) in azione tra i filari del Vigneto Italia per la vendemmia. Ma di certo la raccolta 2022 non sarà abbondante e questo a causa degli ancora molti vigneti non serviti da impianti di irrigazione o bacini di raccolta delle piogge. Per la qualità invece, le uve hanno maturato un contenuto di zuccheri e sostanze coloranti superiori alla norma, mentre viene costantemente monitorata l’acidità, determinante per la qualità finale, per cogliere l’ideale momento di raccolta.
Sono le analisi del CREA attraverso il suo Centro di Ricerca di Viticoltura ed Enologia di Conegliano (TV) diretto dal Dr. Riccardo Velasco.
La carenza di escursione termica giorno-notte ha per adesso influenzato la qualità in alcune zone, ma le prossime giornate potrebbero “compensare”, dato l’attuale andamento climatico. Nonostante le difficoltà del meteo, possiamo affermare come il 2022 abbia incoronato il vigneto italiano come resiliente ai cambiamenti climatici. Già in passato era stato messo alla prova il nostro territorio, ma mai come in quest’annata le condizioni metereologiche sono state così avverse ed ostiche. Da anni la ricerca, in sinergia col mondo produttivo, ha sviluppato strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici permettendo i nostri viticoltori di non trovarsi impreparati. Come quest’anno in cui si registra un’anticipo della raccolta rispetto al 2021 importante e variabile da circa 7 giorni a 20, a seconda delle diverse aree viticole.
La penuria di precipitazioni ha sicuramente facilitato il controllo delle malattie fungine, riducendo anche il numero di interventi fitosanitari: la peronospora è praticamente assente in tutto il territorio italiano, si rileva solo la presenza di alcuni focolai di oidio ma sono situazioni sotto controllo. Anche della botrite non c’è traccia, nemmeno nelle cultivar particolarmente suscettibili e a grappolo compatto. Da evidenziare solamente il problema della flavescenza dorata che ha interessato soprattutto l’area viticola del nord Italia, in particolare Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia.
In conclusione un’annata complessa, meno produttiva del 2021 – anche se in due regioni, Toscana e Puglia, si registrano produzioni leggermente superiori rispetto al 2021 -, ma sicuramente non drammatica e per molti versi di grande interesse enologico. Il meteo dei prossimi giorni può ancora correggere l’andamento quali-quantitativo e aiutare il comparto viticolo a lenire le calure estive e le carenti escursioni termiche. L’intera filiera vitivinicola italiana, precisa Stefano Vaccari direttore generale CREA, si conferma quindi leader mondiale anche nel gestire i problemi causati dal cambiamento climatico.