Un’occasione speciale quella del premio “Vivi la Valpolicella”, ora in onore del giovane enologo Marco Accordini, 26 anni, tragicamente scomparso sul lavoro un anno fa, il 21 giugno 2022. Infatti, Matteo Tedeschi, direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, ha ricordato nell’occasione come il dossier di candidatura della messa a riposo delle uve della Valpolicella a patrimonio immateriale Unesco sia stato chiuso e presentato lo scorso maggio al Ministero della Cultura, che ha 180 giorni per esperire l’istruttoria. Se tutto andrà bene, toccherà poi alla Commissione Unesco a Parigi esprimersi per la valutazione finale. 
 
“Marco era un figlio della Valpolicella”. Con queste sentite parole Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar, visibilmente commosso, ha ringraziato nella sala convegni della coop vinicola negrarese Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar, Matteo Piancastelli di Valpolicella Benaco Banca e l’associazione Vivi la Valpolicella, nelle persone del presidente Gianfranco Damoli e del vice presidente Silvano Zampini, per aver intitolato al figlio, professionista del vino e imprenditore agricolo, il “Premio Vivi la Valpolicella in onore di Marco Accordini”, svoltasi per la XXI^ edizione. “E’ un’intitolazione che vuole rinnovare il ricordo della passione, della competenza e dell’impegno da lui profusi nei confronti del nostro territorio, e che lo riconosce ufficialmente come simbolo di quella Valpolicella che vive di entusiasmo, di progetti e di nuove visioni”, ha affermato Bighignoli.
 
Il Premio, che ha avuto uno stop di 3 anni causa pandemia, riconosce il merito della ricerca scientifica di poter pensare e realizzare un’idea di futuro basata su nuove conoscenze e competenze attraverso la premiazione delle migliori tesi di laurea pervenute al concorso. Per questa edizione, sono state premiati 4 giovani veronesi laureatisi negli anni accademici 2017/18, 2018/19, 2019/20. Ciascuno di loro ha ricevuto un premio di 1.000 euro, sostenuto da Cantina Valpolicella Negrar e Valpolicella Benaco Banca. Nel presentare gli autori delle lauree vincitrici, Silvano Zampini, vicepresidente “Vivi La Valpolicella”, ha annunciato la prossima apertura del bando di partecipazione al “XXII Premio Vivi la Valpolicella in onore di Marco Accordini” (info www.vivilavalpolicella.it).
 
In ambito Paesaggio, è stato premiato Edoardo Quarella, di Pescantina del Garda (VR), laureatosi all’Università degli Studi di Padova con la tesi “Impiego di droni per la gestione dei vigneti terrazzati in Valpolicella”,
In ambito Viticoltura, premiato Marco Signorini, di Pedemonte di San Pietro in Cariano (VR), che ha frequentato un corso Interateneo all’Università di Padova, Udine, Verona e Bolzano con la tesi “Influenza dell’inquinamento da rame sulla diversità microbica del suolo in un vigneto”,
Amanda Cordioli ha conseguito il riconoscimento per il settore Economia e Marketing. La giovane, di Villafranca (VR), si è laureata all’Università di Trento con la tesi “Made in Italy e l’effetto del Paese d’origine“, .
Infine premiato Carlo Alberto Vantini, di San Floriano di San Pietro in Cariano (VR), laureatosi all’Università di Verona con la tesi “Esperienza tra branding vitivinicolo e marketing territoriale: il caso Domìni Veneti”.
 
Il Convegno “Il valore della ricerca”:
Moderato da Enzo Gambin, direttore Aipo (Associazione interregionale produttori olivicoli), il convegno ha visto protagonista l’archeologa Patrizia Basso, friulana d’origine e docente all’Università di Verona, che ha presentato “Il vino dal vigneto alla mensa” con i dati del progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW). Basso ha affermato come la Valpolicella sia sempre stata centrale per la produzione del vino veronese. Un vino di grande pregio che imbandiva le tavole di re e imperatori (Augusto beveva solo vino Retico proveniente “dalle terre del dotto Catullo, a nord di Verona”, narrava il poeta Marziale, mentre Cassiodoro raccontava che il “vino Acinaticum, l’antico Recioto, imbandiva quelle di Teodorico), ed era esportato anche in Germania. Dalle analisi archeobotaniche effettuate in occasione di scavi e nel terreno in zona Sant’Ambrogio di Valpolicella e San Pietro in Cariano sono state trovate tracce di legno carbonizzato di vite e di olmo, quest’ultimo albero a cui erano maritate le viti, nonché pollini di vite e tanti vinaccioli di vite silvestris e vite sativa addomesticata. Nei calcatoria, le vasche in cui venivano depositate le uve appena vendemmiate sono state trovate tracce di uva nera. Non sono state trovate anfore interrate, ma botti di legno, metodo di conservazione del vino usato nelle regioni alpine più fredde. Prossimo obiettivo della ricerca sarà quello di verificare, attraverso tecniche di estrazione del Dna dei vinaccioli, se c’è continuità tra l’Acinaticum e il Retico con i vini della Valpolicella di oggi.

  • Legenda foto: da sx C.A. Vantini (premio tesi Economia e Mktg), Daniele Accordini (dg ed enologo Cantina Valpolicella Negrar) Marco Signorini (premio tesi Viticoltura) Matteo Piancastelli (Valpolicella Benaco Banca), Amanda Cordioli (premio tesi Economia e Mktg), Enzo Gambin (direttore Aipo) Silvano Zampini (vice presidente Vivi la Valpolicella) Edoardo Quarella (premio tesi Paesaggio)
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