Grazie a una domanda mondiale vivace, in particolare per quanto riguarda formaggi (core business del Made in Italy lattiero caseario), burro e panne, fino ad ottobre il prezzo del latte in Italia e Ue dovrebbe mantenersi in leggero aumento. Lo prevede l’Osservatorio di Clal.it, che ha analizzato i trend del settore in un incontro dedicato al settore dairy, alle commodity (mais e soia), all’energia (elettricità, gas e petrolio) e ai cambiamenti climatici. Vediamo in sintesi anche grazie a Fieragricola di Verona, dove il 29 e 30 gennaio 2025 sarà in programma la 4^ edizione di Fieragricola Tech, Expo-conference dedicata a digitalizzazione in agricoltura, robotica, smart irrigation, energie rinnovabili, biostimolanti e sistemi di biocontrollo.
Latte: prezzi in aumento e costi di produzione in calo. Sul fronte dei prezzi nel settore lattiero caseario, in particolare, per l’Italia – con valori del latte alla stalla intorno ai 51,50 €/100 kg nella fase attuale (circa 5 centesimi rispetto alla media europea, grazie alle performance dei formaggi Dop, in particolare il Grana Padano, che garantisce in questa fase remunerazioni superiori ai 63 euro/100 kg) – lo scenario può definirsi mediamente positivo, anche in chiave di remunerazione delle aziende zootecniche. Tutto ciò grazie a costi della razione alimentare in parte in flessione («con i prezzi della soia e della farina di soia che dovrebbero diminuire nei prossimi mesi, mentre i listini del mais potrebbero segnare una tendenza rialzista», afferma Ester Venturelli di Clal) e ad un mercato positivo del Grana Padano anche in chiave di export (+22,67% le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano nei primi due mesi del 2024).
Export ok. L’esportazione di formaggi italiani, in particolare, la crescita delle vendite in volume è stata costante dagli anni Novanta, con un’accelerazione del 67% fra il 2023 e il 2015, anno in cui è stato abolito il regime delle quote latte. Anche in Ue-27 l’export di formaggi vola: +6,6% nei primi due mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023.
Le incognite: clima ed energia. «Restano le incognite legate all’andamento energetico, fortemente connesse allo scenario geopolitico, tuttora instabile a causa della guerra in Ucraina, delle tensioni in Medio Oriente e nello stretto di Hormuz e, in proiezione futura, al possibile ricorso ai dazi come misura protezionistica, elemento che potrebbe complicare l’export agroalimentare», dichiara Alberto Lancellotti, analista di Clal.
Un altro elemento che potrebbe complicare il quadro concerne i cambiamenti climatici. In alcune aree del pianeta, infatti, le consegne di latte potrebbero rallentare a causa dell’eccesso di precipitazioni (Nord Europa, Paesi Bassi, Irlanda, Regno Unito, Uruguay e Argentina) o per effetto della siccità (Sicilia, Sardegna, Spagna), influenzando allo stesso tempo le produzioni agricole.
Produzioni mondiali di latte in crescita. Le produzioni di latte dei principali Paesi esportatori a livello mondiale (Ue-27, Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Uruguay, Usa) dovrebbero leggermente aumentare dello 0,39% nel periodo compreso fra aprile e settembre 2024, con una crescita superiore in Unione europea, nell’ordine del +0,44%, trascinata nel Vecchio Continente da Francia, Germania, Polonia, ma anche Italia.
La produzione italiana si polarizza. Se si può parlare dunque di segnali positivi per gli oltre 22.600 allevamenti da latte italiani, con una mandria di 2,62 milioni di capi (il 43% dei quali allevati in Lombardia; fonte: Anagrafe Nazionale Zootecnica, dicembre 2023), la nuova geografia delle produzioni che si sta delineando sulla Penisola potrebbe avere effetti in parte destabilizzanti sul mercato del latte spot (il latte in cisterna venduto con contratti di conferimento non superiori ai tre mesi). Se fra gennaio e febbraio di quest’anno le consegne di latte in Italia sono salite dello 0,7% a 2.193.505 tonnellate, il Nord ha segnato un’accelerazione dell’1,6% (con una produzione di 1.921.885 tonnellate), mentre il Centro e il Sud-Isole hanno perso rispettivamente il -4,8% e il -4,7% tendenziale. In termini concreti significa che al Centro-Sud mancano circa 50 cisterne di latte alla settimana rispetto alla domanda 2023, che vengono acquistate dal Nord Italia, innescando rialzi sul mercato del latte spot. Lo conferma il balzo (+6,32%) segnato in Borsa merci a Verona – riferimento su scala nazionale – dal latte spot lo scorso 20 maggio rispetto alla quotazione della settimana precedente, che ha raggiunto i 50,50 €/100 chilogrammi.
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