È ormai strategico il ruolo dei prodotti DOP e IGP italiani per lo sviluppo dei territori e delle comunità locali; e c’è un crescente impegno dei loro Consorzi di tutela verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Lo afferma lo studio di oltre 900 pagine curato dalla Fondazione Qualivita con il contributo del MASAF.
Il rapporto, che analizza normative, schemi di certificazione e un campione rappresentativo di 30 prodotti agroalimentari italiani IG (Indicazione Geografica), è articolato in quattro sezioni ed esplora temi di importanza centrale per la transizione del comparto agroalimentare italiano.
Nella sezione “Analisi dei processi produttivi e gestione delle IG”, viene valutata la conformità degli indicatori FAO-oriGIn (usati per l’indagine) ai processi produttivi e di controllo dei 30 prodotti agroalimentari DOP IGP esaminati. La successiva sezione, “Analisi Normativa”, analizza il contesto legislativo che disciplina le IG a livello nazionale ed europeo, evidenziandone le implicazioni per la resilienza economica, la buona governance, il benessere sociale e l’integrità ambientale. Segue la sezione “Analisi degli schemi di certificazione”, che esplora il ruolo di questi strumenti nel supportare la sostenibilità sia del sistema IG sia delle singole imprese della filiera, valutandone l’efficacia anche in relazione agli SDGs delle Nazioni Unite e ai pilastri della strategia FAO-oriGIn.
Il report si conclude con la sezione “Indagine sui Consorzi di tutela”, offrendo una panoramica sull’attuale presenza e percezione del tema della sostenibilità nelle filiere DOP e IGP.
Ma vediamo alcuni contenuti.
In “Analisi dei processi produttivi e gestione delle IG” vengono esaminati per ogni prodotto DOP e IGP esclusivamente i documenti relativi ai Disciplinari di Produzione, ai Piani dei Controlli, agli Statuti e ai Piani di Regolazione dell’Offerta, valutandone la conformità rispetto a quattro pilastri fondamentali: resilienza economica, integrità ambientale, buona governance e benessere sociale. In questa fase iniziale non sono stati presi in considerazione i progetti e le attività avviati dai Consorzi di tutela e dalle imprese in questo ambito.
L’analisi, condotta attraverso utilizzando i 442 indicatori previsti dallo studio FAO-oriGIn, ha rivelato che le IG campionate coprono un sottoinsieme di 45 indicatori:
23 indicatori per il pilastro resilienza economica
5 indicatori per il pilastro buona governance
9 indicatori per il pilastro benessere sociale
8 indicatori per il pilastro integrità ambientale.
I risultati dello studio evidenziano che il pilastro della resilienza economica è il più sviluppato, con 23 indicatori rilevati, confermando il ruolo cruciale dei Consorzi di tutela nel garantire la stabilità economica delle filiere produttive e nella valorizzazione dei territori. Tuttavia, esistono ampie opportunità di miglioramento, in particolare per il pilastro dell’integrità ambientale, che presenta solo 8 indicatori, e per la buona governance, con 5 indicatori. Il settore lattiero-caseario si è dimostrato il più avanzato in termini di sostenibilità, con 38 indicatori rilevati su 45, seguito dal settore prodotti trasformati a base di carne e dal settore prodotti ortofrutticoli, ciascuno con 30 indicatori.
Le principali aree di miglioramento evidenziate dal rapporto includono la gestione del rischio climatico, la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione di pratiche di conservazione del suolo e delle risorse idriche, così come l’incremento della formazione formale e informale, la consapevolezza in tema di igiene e sicurezza, e la corretta identificazione dei pericoli e valutazione dei rischi.
Questi aspetti, ancora poco rappresentati nei disciplinari di produzione, potrebbero essere meglio integrati nelle strategie dei Consorzi di tutela e formalizzati nei documenti di riferimento per promuovere una maggiore sostenibilità complessiva.
Lo studio sarà certamente uno stimolo e un supporto per i Consorzi di tutela nel proseguire e migliorare nelle loro attività di sostenibilità, assicurando non solo la qualità dei prodotti, ma anche un impatto positivo sulle comunità e sull’ambiente.
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