Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna sarà il quinto produttore al mondo di olio dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia. Infatti, stando alle ultime stime sulla campagna olivicola, il Belpaese perde un terzo dei quantitativi rispetto allo scorso anno e chiude il 2024 con circa 224mila tonnellate di olio di oliva (-32%). Per contro, nel bacino mediterraneo, la produzione globale sarà maggiore del 30%, e +12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni…
Oltre a una minore produzione generale di olive, quest’anno i produttori italiani, tranne in alcune zone, hanno dovuto scontare una resa in olio fra le più basse mai registrate. Secondo Confagricoltura è indispensabile salvaguardare il giusto valore della filiera, che vede ancora costi di produzione elevati e in particolare di frangitura, ma anche evitare speculazioni e mantenere a un livello adeguato il prezzo minimo. Il mercato, infatti, non remunera adeguatamente il produttore: dai 9.9 Euro/kg dello scorso anno si è passati ad alcuni scambi dell’olio extravergine italiano a 7.8 Euro/kg.
Va ricordato che l’Italia è il Paese olivicolo con più biodiversità al mondo, con oli EVO di altissima qualità. Secondo il Registro nazionale delle varietà di piante da frutto, aggiornato dal MIPAAF (DM 29 settembre 2021), il germoplasma olivicolo italiano attualmente annovera ben 737 varietà di olivo.
È quindi indispensabile avviare ancor maggiori azioni di controllo sugli oli in commercio, soprattutto di provenienza estera, per accertarne l’origine e la qualità. Per non parlare delle connessioni, ormai consolidate per il nostro Paese, con il mantenimento del paesaggio e quindi le ricadute con il settore turistico, che ha tra i principali attrattori, quello dell’eno-oli-gastronomia.

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