Dal 1° gennaio 2025 è entrato in vigore il regolamento Ue che impone l’indicazione della provenienza per la frutta secca sgusciata: scatta quindi l’obbligo di segnalare sulle confezioni l’origine di nocciole, mandorle, fichi secchi, pistacchi, etc., mettendo finalmente in trasparenza un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi. In Calabria ad esempio ci sono 414 aziende con 338 ettari che producono mandorle, le nocciole 310 aziende con 293 ettari e per il pistacchio 7 aziende per una superficie di solo 6 ettari (dati Coldiretti/Istat). Numeri in crescita grazie anche ai finanziamenti del PSR per nuovi impianti soprattutto di nocciole.
Il Regolamento va a completare la norma UE già esistente per quella in guscio.
La normativa prevede l’obbligo di etichettatura dell’origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sull’imballaggio e/o sull’etichetta e l’indicazione del paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione del paese in cui è avvenuto l’imballaggio.
Resta invece al momento anonima l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, ad esempio, le creme di nocciole, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei produttori che appongono volontariamente informazioni sull’origine. Il rischio è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, dalle nocciole turche ai pistacchi iraniani.
L’etichettatura obbligatoria dei cibi, ricorda la Coldiretti, è una battaglia storica, ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quinti della spesa, anche se resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini.
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