Si riprende laddove ci si era fermati. Sede, questa volta, la FAO a Roma. Alla sedicesima riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP16) sulla biodiversità si cercano 200 miliardi di dollari e un nuovo fondo. Riprende quindi il summit interrotto a Cali (Colombia) per mancanza del quorum, e a dire il vero, con poca attenzione da parte dei media.
 
Fondi indispensabili per l’azione sulla biodiversità, con la trasformazione dei sistemi agroalimentari, elemento centrale per il successo globale. Obiettivo, come detto, un accordo; trovare cioè 200 miliardi di dollari entro il 2030, ma contemporaneamente non farne confermare molti di più, circa 500, ambientalmente dannosi. Avanti quindi con la sessione supplementare in agenda fino al 27 febbraio, a Roma. Una procedura prevista dai regolamenti, anche per cercare di mettere sotto tutela il 30% delle terre e dei mari del mondo entro il 2030. Oggi, solo il 17,6 per cento delle terre e l’8,4 per cento degli oceani a livello globale sono protetti.
 
Per la FAO, questa conferenza è un’occasione fondamentale per sottolineare un messaggio vitale: trasformare i nostri sistemi agroalimentari non è solo vantaggioso, ma è indispensabile per salvaguardare la biodiversità globale.
Comunque, in contemporanea, procedono i lavori per organizzare l’altra Cop, quella in autunno sul clima, trentesima edizione. Cop 30 avrà una sede significativa, Belem, in Amazzonia (Brasile).

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