Studiare i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane ed internazionali, arrivando a delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani. L’indagine è partita dall’idea che è fondamentale descrivere in modo univoco i diversi vitigni, valutare le parentele tra loro esistenti ed individuare i tipi ancestrali, cioè i capostipiti. L’Italia infatti vanta una straordinaria ricchezza di vitigni, frutto di molteplici fattori tra cui la posizione geografica, la diversità degli areali di coltivazione, la pressione selettiva esercitata dai patogeni, le scelte degli agricoltori e le tradizioni storiche. I risultati: sono stati individuati vitigni omonimi e sinonimi, si sono confermati o rigettati rapporti di parentela già ipotizzati e, infine, sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio. In sintesi, come il germoplasma tradizionale italiano discenda, in buona parte, da pochi vitigni primari. La ricostruzione dei pedigree ha evidenziato in particolare la centralità nell’origine del germoplasma italiano della “Visparola”, un vitigno per il quale si può ipotizzare una migrazione dal Sud verso il Nord Italia lungo il versante orientale, così come del “Sangiovese”, migrato verosimilmente dal Sud al Centro Italia lungo il versante occidentale. Altri esempi? Lo “Strinto porcino”, insieme al suo discendente “Sangiovese”, il “Mantonico bianco” e l’”Aglianico”, principali capostipiti dei vitigni meridionali; “Visparola”, “Garganega” e “Bombino bianco”, che hanno lasciato la loro maggiore impronta genetica nell’Italia Centrale; “Termarina (Sciaccarello)” “Orsolina” e “Uva Tosca”, capostipiti di numerose varietà locali diffuse nell’Italia Nord-Occidentale e Centrale.
La ricerca è stata finanziata dal Mipaaf (progetto VIGNETO -Viticultural Characterization of the main Italian Grape Varieties and their Terroir -) e da Fondazione AGER (progetto “An Italian Vitis database with multidisciplinary approach, for exploitation and valorization of the regional genotypes”), ed è stata svolta da:
CREA, Università di Pisa, di Modena e Reggio Emilia, di Foggia, di Palermo, della Tuscia, Viterbo, di Torino, e CNR di Torino.