Il COVID non fa paura all’Italia del vino che conquista il primato mondiale nel numero di bottiglie esportate. Infatti nel 2020 circa la metà del vino italiano è stato consumato all’estero. Lo confermano i dati Istat – diffusi in occasione della decisione del rinvio del Vinitaly al 2022, che certificano che nonostante la pandemia il vino ha fatturato 6,3 miliardi di euro nel 2020. Risultato che consente all’Italia di riprendersi la leadership mondiale di esportazioni in quantità con oltre 20,8 milioni di ettolitri (nonostante il -2,4%) seguita da Spagna e Francia. Tuttavia con la frenata dell’export e dei consumi interni oltre 200 milioni di litri di vino in più rispetto allo scorso anno giacciono invenduti nelle cantine italiane per effetto della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche in Italia e all’estero. Al 28 Febbraio 2021 erano “fermi” in cantina 6,6 miliardi di litri di vino. Per questo – sostiene la Coldiretti – non bisogna perdere tempo; è necessario intervenire con una distillazione di emergenza rivolta ai vini a Do e Ig con l’obiettivo di togliere dal consumo alimentare almeno 200 milioni di litri di vini e mosti a valori paragonabili a quelli di mercato per garantire la sopravvivenza delle aziende.  Quello del vino è il primo settore dell’export agroalimentare italiano. Un vero “mondo” che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle bioenergie, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dall’enoturismo alla cosmetica fino al mercato del benessere.

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