Preoccupa il dato: – 5% annuo sui mercati esteri nel mese di gennaio. In calo tutti i principali mercati, dal Regno Unito (-27,8%) agli Stati Uniti (-17,4%), dalla Francia (-10,5%) alla Germania (-1,5%). Fa eccezione il Giappone, +7,7%. In flessione però anche le importazioni; il saldo produce quindi un surplus della bilancia agroalimentare che, in termini assoluti, vale 139 milioni di euro e consente all’Italia di confermarsi a gennaio esportatore netto di cibo e bevande. Diventa sempre più importante, spiega CIA-Agricoltori, dare risposte nuove alle imprese del settore che combattono tuttora con la situazione pandemica. Ed è sempre più urgente favorire tra Paesi accordi commerciali multilaterali e bilaterali, a cominciare dagli Stati Uniti. Un mercato questo che continua ad essere assolutamente strategico per l’export di cibo e bevande tricolori, con un valore complessivo di 4,9 miliardi nel 2020 (+5%). Oggi ben l’11% dei prodotti agroalimentari Made in Italy finisce sulle tavole dei consumatori americani, con una crescita delle esportazioni che ha segnato nell’ultimo decennio quota +118%, guidata dall’ortofrutta trasformata (+143%), pasta e simili (+82%) e vino (+77%).

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